Dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda, i giardini zoologici hanno sempre avuto un legame con la politica. Una recente serie di ordini esecutivi del presidente Trump rimettono in discussione questo legame.
I zoo e le ideologie politiche nel corso della storia
Il conflitto tra panda e politica non è affatto nuovo. Dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda, i giardini zoologici sono stati, in un certo senso, spazi ideologici. Non ci si aspetterebbe che i luoghi di intrattenimento per famiglie siano legati a questioni politiche, ma la realtà è ben diversa. Le recenti azioni del presidente Donald Trump, come l’ordine esecutivo del 27 marzo 2025 che mira a ripristinare la “verità” nei luoghi storici federali, segnano un potenziale cambiamento nel modo in cui i zoo potrebbero essere percepiti dalla politica nazionale.
Il ruolo dei zoo durante le guerre
Per Trump, il tentativo di rendere i luoghi come lo Smithsonian più “neutri” è emblematico di una tendenza a rimuovere ciò che considera ideologia impropria dalla narrazione storica. La sua preoccupazione si estende anche al National Zoo di Washington, D.C., parte di questo complesso culturale dal 1890. Mentre i critici deridono quest’idea, alcuni scienziati notano che le istituzioni zoologiche sono sempre state influenzate da realtà politiche e dai cambiamenti sociali. Attraverso i decenni, i zoo hanno promosso messaggi subdoli – e talvolta anche espliciti – che riflettono le ideologie dominanti.
Imperativi ideologici nei zoo sotto i regimi totalitari
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, per esempio, gli zoo in molti paesi hanno dovuto adattarsi a un’ideologia di sacrificio. Ciò richiedeva di mettere le esigenze dello Stato sopra quelle degli animali, portando a tagli nei salari per i dipendenti e alla distruzione degli animali ritenuti pericolosi. Il London Zoo, nel 1939, ha dovuto prendere la drammatica decisione di uccidere oltre 200 animali. Situazioni simili si verificavano anche in Germania e Giappone, dove i governi esercitavano il controllo totale sulle politiche zoologiche.
I contributi zoologici alla guerra fredda
Il regime nazista, per esempio, istituì politiche di visita “solo per ariani” e decorò i giardini con simboli del regime. In Giappone, la Ueno Zoo implementò “uccisioni di propaganda” per rinforzare l’impegno del pubblico. In questo clima di guerra e terrore, i giardini zoologici divennero non solo rifugi per animali, ma anche strumenti della macchina propagandistica degli stati totalitari.
I panda e la soft power americana
Quando i conflitti globali si placarono, iniziarono a emergere nuove ideologie anche nei giardini zoologici. Durante la Guerra Fredda, Berlino divenne un simbolo delle opposte ideologie degli zoo nel mondo. Gli animali, come i panda, che originariamente erano visti come beni “nemici”, divennero elementi di diplomazia. Così, negli anni Settanta, le origini dei panda furono utilizzate per facilitare il dialogo tra gli Stati Uniti e la Cina in un clima di tensione, mostrando come questi spazi potessero servire anche come punti di incontro tra culture.
Conclusione sulle relazioni zoo-politica
Ora, nel 2025, con la recente introduzione di due panda al National Zoo, Bao Li e Qing Bao, questo storico simbolo di cooperazione tra Stati Uniti e Cina continua a vivere. Per i prossimi dieci anni questi animali attireranno visitatori, mentre gli ideali politici seguiranno di pari passo. A dimostrazione che, anche negli angoli più inaspettati, come uno zoo, le ideologie possono intrecciarsi con la vita sociale.
In sintesi, i giardini zoologici non sono semplici spazi di intrattenimento per la famiglia, ma riflettono e, talvolta, amplificano le ideologie politiche del loro tempo. Dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda, e ora oggi, la relazione tra animali e attività politica è continuamente messa in discussione. Quello che ci insegnano questi spazi è cruciale per capire come la cultura e la storia siano intimamente collegate.